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Bernardino Luini e i suoi figli

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Articolo in: - Arte e Cultura  

Saronno

Comune di Saronno 30/04/2014

Bernardino Luini e i suoi figli Comune di Saronno
Il prossimo 5 maggio alle h. 21 al Santuario della Beata Vergine dei Miracoli si terrà la presentazione della grande mostra da poco aperta a Palazzo Reale a Milano "Bernardino Luini e i suoi figli" che vede fortemente coinvolta Saronno. I due curatori dell'evento milanese Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa presenteranno la mostra e il catalogo che vede un'intera sezione dedicata al Santuario di Saronno e alla chiesa di San Francesco, monumento nazionale. Al termine della presentazione si svolgerà una vera e propria visita guidata ai tesori del Santuario.
 

Lunedì 5 maggio appuntamento imperdibile al Santuario di Saronno con i curatori della mostra su bernardino luini di Palazzo reale

La mostra su Luini intende riaccendere l’interesse del pubblico su una delle maggiori figure artistiche del rinascimento, definito da alcuni "il Raffaello lombardo". Una figura legata a doppio filo con la nostra città per avervi lasciato un ciclo di opere tra i più importanti e purtroppo meno conosciuti dell’arte lombarda. Gli affreschi luineschi che impreziosiscono il nostro Santuario sono definiti dai curatori della mostra i più significativi della maturità dell’artista. Altre opere si trovano a San Maurizio al Monastero Maggiore in Milano, a Legnano e a Santa Maria degli Angeli a Lugano. Per la loro collocazione spaziale gli affreschi di Saronno sono quelli più fruibili dal pubblico che li può ammirare a pochi centimetri di distanza. Di squisite fattezze e cara a tutti i saronnesi è anche la natività che Luini dipinse nel chiostro del Santuario all’ingresso della sala capitolare. Altrettanto prezioso è il lascito del figlio di Bernardino, Aurelio nella Cappella della Madonna in San Francesco.
 
"La mostra milanese - sottolinea Luciano Porro, Sindaco di Saronno - rappresenta per la città un’occasione imperdibile per valorizzare il proprio patrimonio culturale in larga parte ignoto ai nostri stessi concittadini. Il Santuario, oltre che un luogo di fede viva, è uno scrigno prezioso di arte che molti ci invidiano e che deve diventare il perno di un’azione concertata di promozione culturale che attragga pubblico a Saronno specie durante il periodo di Expo che è ormai prossimo. Per questo – conclude il Sindaco - abbiamo voluto fortemente questo evento insieme alla Comunità Pastorale Crocifisso Risorto e alla Parrocchia del Santuario che hanno offerto la loro massima collaborazione."

"La parrocchia e l’intera comunità cristiana di Saronno – ha affermato dal canto suo Mons. Armando Cattaneo, Prevosto di Saronno – sono ben consapevoli del tesoro di arte e di fede che custodiscono e che è stato tramandato intatto grazie all’amore e alla dedizione di generazioni di saronnesi. Siamo felici che sempre più persone anche di fuori Saronno vengano a visitare il santuario e le altre bellezze artistiche della nostra città e per questo abbiamo visto con grande favore l’organizzazione della mostra milanese che vede protagonista il più grande artista, insieme a Gaudenzio Ferrari, che ha operato a Saronno nei primi trent’anni del Cinquecento, un periodo davvero speciale nella storia della nostra città e nella storia dell’arte italiana nel suo complesso. La conservazione di questo straordinario patrimonio di fede e di cultura rappresenta per la Parrocchia un impegno rilevante anche sotto il profilo economico: confidiamo nell’attenzione delle istituzioni oltre che nella tradizionale generosità dei saronnesi per poterlo confermare anche nel prossimo futuro. Dopo il lungo e complesso restauro dei Profeti e delle Sibille infatti sono già programmate nuove importanti opere sia in Santuario che a San Francesco".
 
Durante la serata sarà in vendita il catalogo della mostra (in due volumi acquistabili anche separatamente) ad un prezzo particolare. Il catalogo vero e proprio di 440 pagine, 170 tavole e 159 figure e il volume "Itinerari" di 260 pagine con 343 figure che presenta schede accurate di trenta località lombarde, piemontesi e ticinesi in cui si trovano opere di Bernardino Luini e dei suoi figli sono illustrati grazie a una campagna fotografica realizzata ad hoc dal noto fotografo d’arte Mauro Magliani. Il volume dedicato agli itinerari – che contiene due interi capitoli dedicati a Saronno - propone i testi realizzati – sempre sotto la guida di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Rossana Sacchi – da studenti, specializzandi e dottorandi dell’Università degli Studi di Milano. Le ricerche messe a punto per la realizzazione del volume hanno fatto emergere numerose novità storico-critiche di cui si dà conto nel libro stesso. Entrambi i libri sono editi da Officina Libraria.


Indicazioni per visitare la mostra  che resterà aperta fino al 13 luglio

Orari e biglietti

Orari

Lunedì 14.30-19.30
da Martedì a Domenica 9.30-19.30
Giovedì e Sabato 9.30-22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

Prezzi biglietti con audioguida in omaggio
Intero € 11,00
Ridotto € 9,50
Gruppi € 9,50
Scuole € 5,50
Biglietto famiglia
1 o 2 adulti + bambini dai 6 ai 14 anni | Adulto € 9,50 – Bambini € 5,50

Il sito Internet e i social
Sito della mostra: www.mostraluini.it
Sito di Palazzo Reale: www.comune.milano.it/palazzoreale
Social:
www.facebook.com/MostraLuini
www.facebook.com/palazzorealemilano

 

 

  http://www.mostraluini.it#...]

 

SCHEDA SULLA MOSTRA

La mostra, ospitata nelle sale del piano nobile di Palazzo Reale e nella sala delle Cariatidi, racconta l’intero percorso dell’artista, dalle ricerche giovanili ai quadri della maturità, con un occhio costante, da un lato, al lavoro dei suoi contemporanei (Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea Solario, Giovanni Francesco Caroto, Cesare da Sesto e molti altri); dall’altro, alla traiettoria artistica dei figli di Luini, e in particolare del più piccolo Aurelio. Un intero secolo di arte lombarda va dunque in scena a Palazzo Reale, attraverso tele, tavole, disegni, affreschi staccati, arazzi, sculture in legno e in marmo, codici miniati, volumi a stampa.

Il percorso espositivo presenta una selezione di duecento opere provenienti soprattutto dalle raccolte milanesi (dalla Madonna del roseto della Pinacoteca di Brera al Gesù Bambino dell’Ambrosiana, dal Sant’Antonio del Poldi Pezzoli al ciclo con i ritratti sforzeschi del Castello Sforzesco), ma integrate da significativi prestiti europei (per esempio dal Louvre e dallo Jacquemart-André di Parigi, dall’Albertina di Vienna, dal Szépmüvészeti Múzeum di Budapest) e americani (dai musei di Houston e di Washington).

Il progetto, oltre ad essere la più grande retrospettiva mai dedicata a uno dei protagonisti dell’arte del Cinquecento in Lombardia, è anche una saga famigliare, quella di Bernardino e dei suoi figli appunto, che vivono in un contesto in cui l’attività artistica è un mestiere, con regole ben precise. “La mostra intende dare atto di questa concretezza dell’agire dell’artista, dentro le pratiche di bottega: un modo di procedere ben diverso dalle mitologie romantiche”, affermano i curatori.

“La mostra di Luini è nata dentro la scuola e per la scuola – sottolineano i curatori –. Nel disegnare questo progetto, infatti, ci siamo mossi come insegnanti e non (solo) come studiosi, coinvolgendo direttamente i nostri allievi all’Università Statale nel momento di preparazione della manifestazione: hanno collaborato infatti sia studenti di diciotto anni che giovani studiosi che si sono formati con noi”.
E si tratta di un il contributo che continuerà anche a Mostra iniziata, visto che nella settimana tra il 5 e l’11 di maggio un gruppo scelto tra questi giovani studiosi accompagnerà gratuitamente i visitatori nel percorso espositivo.

“Tratto questa mostra come se Bernardino Luini fosse un pittore contemporaneo – spiega l’architetto Piero Lissoni –. Ho usato la presenza di monoliti molto efficaci per allestire un’esposizione di circa 200 opere, le quali non toccano mai le pareti. Mi piace l’idea che i dipinti siano leggermente fuori contesto e che dialoghino con Palazzo Reale attraverso un intermediario, le grandi quinte appositamente create. Al contributo del mio studio si aggiungono le aziende che hanno deciso quest’anno di fare sistema con le sedi espositive milanesi per parlare a un pubblico internazionale. Milano è pronta a mostrare la sua leadership come città, al pari di Londra e di Parigi”.

L’artista

Nato a Dumenza, un piccolo paese sul Lago Maggiore ai confini con il Canton Ticino intorno al 1480, Bernardino Luini fu principalmente pittore di affreschi, realizzati non soltanto nelle chiese di Milano, dove si stabilisce intorno al 1500 e dove verosimilmente muore nel 1532, ma anche in altre località lombarde come Saronno e Como, la Certosa di Pavia, e persino a Lugano. “I numerosi dipinti di Luini hanno rappresentato per secoli una sorta di identità figurativa della Lombardia”, affermano i curatori della mostra.
Luini lascia quasi subito la capitale del Ducato e i suoi linguaggi figurativi (da Bergognone a Leonardo), per recarsi verso Est, in Veneto, e verificare altre scelte d’espressione, in parallelo al crescere di Lorenzo Lotto. Il rientro a Milano avviene prima del 1512, quando – con la Madonna affrescata all’abbazia di Chiaravalle – sono poste le premesse dello stile che sarà suo per l’intera esistenza.
“Luini è stato il rappresentante di un classicismo moderato e comunicabile – spiegano i curatori – alla ricerca di una nuova leggibilità e in sintonia con istanze di rinnovamento della Chiesa. In una manciata d’anni all’alba del Cinquecento, l’artista ha messo a punto, semplificando le inquietudini e le ambiguità sentimentali di Leonardo, una formula espressiva di enorme successo devozionale, che sarà tra l’altro graditissima al cardinale Federico Borromeo. Quante generazioni hanno pregato di fronte alle Madonne di Bernardino Luini; quanti santini sono stati tratti dalle sue creazioni”.
La fama di Luini raggiunge il culmine nel corso dell’Ottocento, quando incontra il gusto dell’Europa romantica: Stendhal, Balzac e Ruskin ne celebrano le qualità in termini entusiastici. Non è andata allo stesso modo nel corso del Novecento, poiché nella prima metà del secolo il “crollo delle azioni” dei pittori leonardeschi trascina inesorabilmente con sé anche Bernardino Luini.
Si svolge a Luino nel 1975 la prima significativa mostra che riesce trascinare l’artista fuori dal cono d’ombra in cui era relegato a partire dalla fine dell’Ottocento, ribaltando i cliché critici che avevano caratterizzato la sua figura.

Le sezioni della mostra
L’esposizione è articolata in dodici sezioni:
1. Da ragazzo, a Milano: il contesto in cui Luini si è formato a contatto con la tradizione lombarda, da Foppa a Bergognone.
2. Gli anni di vagabondaggio nel Veneto: i primi lavori a confronto con l’esperienza dei pittori veneti dell’entroterra, alla ricerca di nuove esperienze figurative.
3. Ritorno a Milano: l’ex capitale del ducato, negli anni del dominio francese, caratterizzata dalle astrazioni di Bramantino e dalla sensibilità di Andrea Solario.
4. La Pelucca: la villa di Gerolamo Rabia, il prototipo di una nuova decorazione d’interni dai temi sacri e profani.
5. Le occasioni di Bernardino: relazioni personali e lavorative con un maestro della generazione precedente, Bernardo Zenale.
6. L’invenzione di una formula: la messa a punto di uno stile “definitivo”.
7. Santa Marta: Luini in rapporto con la mistica Arcangela Panigarola e il Circolo dell’Eterna Sapienza che gravita intorno alla chiesa milanese di Santa Marta, un focolaio filofrancese.
8. Volti: l’abilità di Luini ritrattista tra i suoi contemporanei.
9. Dopo Roma: andare nell’Urbe troppo tardi e scoprire che non ti cambia la vita.
10. Invecchiare con successo: le grandi commissioni pubbliche e la riproducibilità delle invenzioni leonardesche.
11. Casa degli Atellani: ricostruita in una sala di Palazzo Reale da Piero Lissoni, questa sezione espone una rassegna di effigi dei duchi di Milano e delle loro consorti.
12. Una complicata eredità: nella Sala delle Cariatidi, dove la mostra trova il suo epilogo nell’ultimo scorcio del Cinquecento, va in scena la carriera di Aurelio Luini, il figlio più dotato di Bernardino, tra gli stimoli e le resistenze della Milano precocemente spagnola.
Attraverso quest’antologia, serrata sul piano della qualità, è possibile seguire l’intero percorso dell’artista e dei suoi figli, dall’anno 1500 circa fino alla soglia del secolo successivo, dalla Francia alla Spagna: quasi cent’anni di vicende figurative attraverso il racconto di una famiglia di pittori.

Gli itinerari
Nelle varie sezioni della mostra sarà possibile compiere una visita ‘virtuale’ nei luoghi che ospitano le opere inamovibili di Bernardino Luini, allo scopo di integrare il percorso dell’esposizione e offrire un quadro il più completo possibile del lavoro dell’artista, estendendo i confini della manifestazione ben al di là delle mura del Palazzo.
Attraverso gli schermi posizionati nelle sale si potranno ammirare, tra l’altro, i cicli murali di San Giorgio al Palazzo e di San Maurizio al Monastero Maggiore a Milano, dell’abbazia di Chiaravalle, del santuario di Saronno e di San Magno a Legnano; e ancora della Certosa di Pavia e di Santa Maria degli Angeli a Lugano. I video sono stati realizzati proprio in occasione della mostra dal CTU (Centro per le tecnologie e la didattica universitaria multimediale e a distanza) dell’Università degli Studi di Milano.
La natura del lavoro di Luini e dei suoi figli rende complementari alla mostra di Palazzo Reale le visite alle opere che non possono essere trasferite, realizzate dall’artista e dai suoi figli in diverse località lombarde e del Canton Ticino. In occasione della mostra, alcuni siti apriranno straordinariamente al
pubblico e altri aumenteranno i lori orari di apertura. Tutte le informazioni sui giorni e gli orari d’apertura dei diversi siti sopra indicati sono disponibili sul sito www.mostraluini.it.
Il coinvolgimento del territorio e dei soggetti interessati è stato possibile grazie alla collaborazione di Regione Lombardia; mentre l’apertura di luoghi chiusi al pubblico (come ad esempio la casa degli Atellani a Milano) o l’estensione degli orari di visita anche ai fine settimana (come ad esempio Villa d’Adda Borromeo a Settimo Milanese) è stata resa possibile dal lavoro dei volontari del FAI – Fondo Ambiente Italiano e grazie al Touring Club Italiano (San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano).
Un progetto che integra esposizione, città e territorio, proponendo un itinerario di turismo culturale che valorizzerà Milano e molte altre zone lombarde – commenta l’assessore Del Corno –. Una manifestazione, più che una mostra, capace di coniugare in un unico programma il più completo riconoscimento a un importante artista lombardo del nostro Rinascimento e la valorizzazione del patrimonio artistico milanese, anche tramite un programma di restauri collegati all’esposizione. Più che una mostra, quindi, un modello di progettualità nel ‘fare cultura’”.

I restauri
Sono numerosi gli interventi di restauro sostenuti in occasione della mostra: sei opere della Collezione Borromeo, provenienti dall’Isola Bella, sono state restaurate ad hoc dai Principi Borromeo insieme al Comune di Milano, mentre l’intervento su due importanti opere di Luini provenienti dalla Pinacoteca di Brera – Fucina di Vulcano e Ragazze al bagno – è stato eseguito dal Centro conservazione e restauro ‘La Venaria Reale’ ed è stato possibile grazie al contributo di Fondazione Banca del Monte in Lombardia.
I restauri hanno interessato anche dipinti di musei stranieri, come il Compianto di Budapest, e opere milanesi, come la pala di Aurelio Luini conservata nella chiesa S. Tommaso in Terramara, praticamente sconosciuta ma nel centro della città.
Moltissimi, inoltre, gli interventi di conservazione necessari per le opere esposte che, essendo per lo più opere su tavola, sono molto delicate e necessitano di particolari supporti tecnici per l’esposizione, come clima frame e clima box

 

 

 

 

 

 

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