Tahrir - Liberation Square
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Saronno
Amnesty International - Saronno 23/11/2012
La proiezione avverrà in occasione della "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne", preceduta da un intervento di Antonio Scordia, responsabile del Coordinamento Medio Oriente e Nord Africa della Sezione Italiana di Amnesty International. In particolare, si parlerà della della situazione della donna nei paesi coinvolti nella cosiddetta "Primavera Araba", in particolare in quelli in cui è in discussione una nuova costituzione (Egitto, Tunisia e Libia, ai quali Amnesty chiede con forza che la parità di genere entri a far parte dei diritti costituzionali).
Dopo essere stato presentato con successo a Locarno, Tahrir - Liberation Square, ultimo documentario del filmmaker palermitano 42enne Stefano Savona, un asistematico ma vibrante taccuino audiovisivo sui diciotto fatidici giorni che hanno rovesciato il destino dell’Egitto.
E lo fa pedinando, talora letteralmente, Nora, Ahmed, Elsayed, una ragazza e due ragazzi sulla ventina, che si sono ritrovati come tanti sulla piazza, aderendo all’appello di una pagina di Facebook e sull’esempio della rivoluzione tunisina, per poi realizzare che con il loro stare insieme stavano scrivendo un pezzo di storia. Ed è possibile vedere questi e altri ragazzi di Tahrir Square mentre fanno palestra di democrazia, confrontandosi sui veri obiettivi della rivoluzione, identificando i suoi nemici, immaginando scenari futuri, addirittura provando a buttarla giù su due piedi, una bozza di costituzione del nuovo Egitto.
Eroi Ed eroine. Come ha raccontato il regista alla fine del film, Tahrir si apre sulle immagini riprese da Noa col cellulare nei primissimi giorni di manifestazione. L’occhio del regista, seguendo Noa, ci mostra spesso altre ragazze, che girano perlopiù coperte da foulard come lei, anche se non mancano donne con velo integrale, né altre – giovanissime – a capo scoperto. Ragazze di questa rivoluzione e ragazze della rivoluzione di Nasser (che campeggia in un cartellone agitato da un manifestante) si danno la mano: in una delle immagini più cariche di significato del film una vecchia sfila con la foto in bianco e nero di quella che dev’essere la nipote, uccisa verosimilmente nei primi giorni della rivoluzione, e una scritta che dice “Il sangue dei martiri vi costerà caro”. Sono queste, donne in lotta che, indipendentemente dall’orientamento politico e religioso, agiscono il medesimo spazio pubblico degli uomini, partecipano ai dibattiti e ai cori, sembrano reclamare un inedito protagonismo. Il film si chiude proprio sul richiamo accorato e straziante di una ragazza che, all’indomani dell’ubriacatura di gioia seguita alla notizia delle dimissioni di Mubarak, incita gli altri a non smobilitare, perché niente è ancora acquisito, il potere rimane nelle mani dei militari e il rischio di un colpo di mano è sempre presente. Un’immagine che anticipa profeticamente le profonde incertezze e contraddizioni in cui si dibatte tuttora la rivoluzione, in Egitto come in Tunisia e in Libia, ma contiene un segno di speranza forte, esprimendo la convinzione che quante e quanti si sono battuti con coraggio e determinazione per liberarsi da un padre-padrone che sembrava irremovibile, non si lasceranno tanto facilmente ingannare da chi sta gestendo questa delicata fase di passaggio tra il vecchio e il nuovo.
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